Spero di aver lasciato qualcosa nel cuore di chi mi ha incontrato, che sia un solo sguardo, un sorriso, una parola, un abbraccio

Ciao! Mi chiamo Davide Sgrò, ho 22 anni e vivo a Lavis, in provincia di Trento.

Il mio piatto preferito è la carbonara (in particolare quella fatta dalla nonna), amo incondizionatamente il mondo del cinema e tutto quello che ci gira intorno e ho la passione del canto. Il mio sogno? Sarò banale, desidero sentirmi realizzato ed essere felice: vi assicuro che ci sto mettendo tutte le mie energie!

Ho fatto il servizio civile presso l’oratorio di Lavis, la mia casa sicura. Ho iniziato il 1° dicembre 2022 scegliendo il progetto “Un’impronta in oratorio”, della durata di un anno, terminando quindi il 30 novembre 2023.

Cosa mi ha spinto a scegliere questo percorso? Ciò che probabilmente accomuna tutti noi giovani in servizio è la voglia di autonomia, soprattutto economica, rispetto alla propria famiglia, e non nego che questo ha fatto parte anche della mia decisione.

Andando un po’ più in profondità, però, mi viene da dire che SCUP per me era l’unico modo per sentirmi “pieno”. Frequentando l’università (sto provando a laurearmi in lingue moderne a Trento) non stavo riuscendo a trovare la familiarità e la socialità alle quali ero abituato alle medie (prima), alle superiori (poi), e in generale nella mia vita.

La mia, quindi, è stata una decisione presa sulla spinta di questo desiderio grande che avevo: una fame di relazioni, che mi riempissero di genuinità e “good vibes”. Insomma, bellissimo studiare, ma avevo bisogno di tanto altro, di formarmi incontrando così nuovi sguardi e punti di vista unici rispetto ai miei.

In realtà, in oratorio ero già parte attiva (sono membro del direttivo e animatore dei gruppi giovani) ma l’obiettivo del servizio civile per me era un altro: ero alla ricerca di un modo per rendermi ancora più presente, far percepire a chi quello spazio lo frequenta che lì poteva sentirsi a casa, che in me poteva trovare qualcuno in cui riporre la propria fiducia.

Le mie mansioni sono state tante e diverse: dall’organizzazione delle uscite sul territorio per giovani e famiglie, alla preparazione dei gruppi giovani e l’affiancamento alla catechesi, oltre al sostegno nell’organizzazione di GrEst e campeggi estivi, passando per la gestione dei social media e la stesura di articoli per il giornalino parrocchiale.

Sicuramente ho migliorato le mie capacità nel saper parlare in pubblico, soprattutto riuscendo a cambiare il mio registro comunicativo in base all’interlocutore, dai gruppi di bambini, agli adolescenti, ai giovani, fino agli adulti. E poi c’è tutto il discorso dell’animazione (per la quale, per quanto fossi un veterano, c’è sempre qualcosa di nuovo che si può imparare) e della gestione dei gruppi giovani, dove l’obiettivo è cercare di trasmettere dei valori positivi ai ragazzi e alle ragazze che li frequentano (e sono tantissimi!). L’oratorio inevitabilmente è un contesto che introduce dei principi educativi, e quindi esser stato parte attiva di questo processo di crescita per i ragazzi, anche se magari solo in piccola parte, per me è stato molto importante.

Da un punto di vista formativo, le formazioni che il NOI Trento mi ha proposto sono state cruciali nello svolgimento del mio servizio e nella mia crescita personale: lì ho trovato degli amici che porterò sempre nel cuore, ho lavorato tanto sulla gestione e sull’ascolto delle mie emozioni, per poi andare nel pratico sperimentando (giocando) nuove tecniche di animazione e nuovi modi per mettere sul piatto gli obiettivi formativi e soprattutto per l’elaborazione finale successiva allo svolgimento delle attività.

L’esperienza che ricordo più è senza dubbio la Gmg di Lisbona, che per me ha significato tutto, ed è il luogo dove forse per la prima volta nella mia vita ho toccato la vera felicità: una felicità piena, genuina e gratuita, che non è affatto scontato poter vivere all’interno di un progetto di servizio civile. Oltre alla Gmg porto nel cuore la formazione comunitaria di fine maggio, dove con i miei compagni abbiamo vissuto una due giorni in Seminario, giocando insieme ma soprattutto conoscendoci, intessendo quindi quella rete di relazioni che tanto stavo rincorrendo nella mia vita.

Consiglierei SCUP ad un altro giovane perché al termine della mia esperienza posso dire con certezza che lo rifarei senza pensarci due volte. SCUP è crescita, è formazione, è rete e relazioni: insomma, è un sacco di cose belle che aiutano nella ricerca di un’identità, nell’affermazione del sé, che possono aiutare nella ricerca di un lavoro, che possono orientarci nelle scelte di vita, dall’università a mille altre cose. SCUP è una bella parentesi che permette di prendersi del tempo, guardarsi dentro e guardarsi intorno, per capire e capirsi, per ascoltare, per osservare.

Concludo dicendo questo: il mio progetto si chiamava “Un’impronta in oratorio”. Ecco, io penso che se anche uno solo dei ragazzi che hanno incrociato il mio sguardo in quest’anno, si è portato a casa un qualcosa di me, allora io quell’impronta l’avrò lasciata. Un’impronta non per essere seguito, ma per indicare i passi, per camminare non davanti o dietro, ma accanto. Per aiutare, sostenere e soprattutto ascoltare chi ne ha bisogno, per far capire che quello è uno spazio sicuro, protetto, aperto, ma soprattutto libero, dove poter essere chi si vuole, senza pregiudizi.

Spero di aver lasciato qualcosa nel cuore di chi mi ha incontrato, che sia un solo sguardo, un sorriso, una parola, un abbraccio, perché possano risuonare dentro di me quando ripenserò a questa esperienza guardandomi indietro con un po’ di nostalgia forse, ma con tanto orgoglio.

Buon cammino, perché è appena iniziato.

Davide Sgrò