Testimonianza di Giovanni

Buongiorno a tutti, mi chiamo Giovanni, sono di Lavis e ho 22 anni. Da settembre 2015 a settembre 2016, ho svolto un anno di servizio civile presso l’Oratorio del mio paese.

Posso dire di essere cresciuto in Oratorio. La prima volta che ci sono entrato è stato all’età di 7 anni, ovvero quando ho iniziato ad andare a catechesi. Non avevo ancora ben chiaro che cosa fosse un “Oratorio”, ma mi era bastato sapere che fosse un luogo dotato di un campetto da calcio, aperto tutti i giorni, per farlo diventare la mia seconda casa. La grande fortuna del nostro Oratorio infatti è rappresentata dai Padri Canossiani, che con la loro presenza riescono a garantire l’apertura quotidiana. Col passare degli anni ho iniziato anche a frequentare il GrEst, la colonia diurna estiva, e i campeggi, fino ad arrivare in terza media. Da lì in poi, rimasto affascinato dagli animatori più grandi, ho intrapreso anche io il percorso per diventare animatore, servizio che ho svolto durante tutti gli anni delle superiori.  Col passare degli anni, sono arrivato all’università, ho cominciato ad accompagnare un gruppo adolescenti durante l’anno e sono arrivato a ricoprire la figura del responsabile e coordinatore nelle attività estive.

Tutto questo agli occhi di amici e coetanei, che non frequentano l’Oratorio è molto strano, non capiscono che cosa ci faccia ancora in Oratorio uno di 22 anni! “Fare l’animatore va bene, finché si è alle superiori, ma non si può mica farlo fino a quarant’anni!” mi dicono scherzando. Questo mi ha permesso di chiedermi più e più volte che cosa mi tenesse veramente legato all’Oratorio. Ce ne sarebbero tanti motivi, ma credo che quelli principali sono due. Innanzitutto credo che la fede non sia come qualcosa che si compra su Amazon, dove tutto è così facile, basta ordinare, ci arriva il pacchetto direttamente a casa e siamo a posto tutta la vita! Ma è qualcosa che bisogna coltivare e provocare, per poterla consolidare. Proprio all’interno della realtà dell’Oratorio infatti, trovo degli stimoli in questa direzione: coetanei, ragazzi o bambini che mi pongono dei continui interrogativi. L’altro motivo è che quando svolgo un servizio per l’Oratorio, in particolare nell’ambito dell’animazione, sento sempre dentro di me una felicità che non ha eguali, una felicità che non ero mai riuscito a spiegarmi veramente.

Sapevo cosa fosse il Servizio Civile già da un paio di anni e l’idea di poter dedicare un anno ad un servizio mi ha sempre attirato. Poi  quando è uscito il bando dell’Associazione NOI, che coinvolgeva anche l’Oratorio di Lavis, ho colto l’occasione al volo. Infatti se effettivamente mi faceva stare così bene svolgere un servizio in Oratorio, perché non dedicarci un anno?

Molte persone all’inizio non capivano questa mia scelta, perché frequentavo l’università e il Servizio Civile avrebbe portato via tanto tempo allo studio. L’impegno richiesto infatti consisteva in 30 ore settimanali per 12 mesi.

Che cosa ho fatto durante quest’anno di Servizio Civile? Ho fatto un po’ di tutto: mi sono occupato dell’apertura pomeridiana del cortile, un po’ di aiuto alla catechesi, ho partecipato al laboratorio di aiuto compiti, organizzato feste ed eventi, il tutto con la fondamentale collaborazione degli altri animatori e volontari. Ho anche progettato e realizzato incontri di formazione per gli animatori, sia per il nostro Oratorio, sia per altri oratori della Diocesi, con altri giovani di Lavis o assieme agli altri ragazzi in Servizio Civile. Una buona fetta del tempo infine, l’hanno ricoperto tutte le attività estive, non solo nella loro realizzazione, ma anche in tutta la progettazione e programmazione che le precede.

Credo che il Servizio Civile sia innanzitutto un’occasione per mettersi in gioco e per crescere. Personalmente ho conosciuto molte persone durante quell’anno, e con alcune di queste è nata un’amicizia profonda ed autentica.

Una mia fortuna è stata quella di potermi rapportare con persone di diverse fasce d’età, dai bambini di 4-5 anni ai nonni e le nonne del paese. Grazie anche a questa diversità, affiancato ad un continuo confronto, sono riuscito a conoscere un po’ più me stesso, scoprendo i miei punti di forza e di debolezza.

Una delle cose più belle di questo Servizio Civile è stata senza dubbio la riscoperta del valore che ha il servizio. Mi sono accorto infatti di quanto sia importante ed utile una presenza quotidiana all’interno di un Oratorio. Una presenza che oltre ad essere un aiuto concreto alle attività, è anche una presenza positiva per l’ambiente. Tanti bambini e ragazzi infatti rimangono stupiti nel vedere un ragazzo che decide di fermarsi per un anno e dedicarsi al servizio. Con molti di loro inoltre si entra più in confidenza e si diventa anche un vero punto di riferimento.

Frequentando tutti i giorni l’Oratorio, ho capito veramente quante persone dedicano tanto del loro tempo per gli altri. Certo anche io prima frequentavo l’Oratorio, ma lo frequentavo mediamente una volta in settimana, nelle giornate in cui era previsto l’incontro del gruppo adolescenti che accompagnavo e accompagno tutt’ora. Grazie al Servizio Civile ho avuto la possibilità di avere una visione più ampia su tutto ciò che succede e del via-vai continuo di volontari che c’è.

Ritornando a quell’interrogativo iniziale, del perché mi sentissi così felice, nonostante le fatica, dopo aver svolto delle attività di servizio in Oratorio, ho trovato la risposta in una frase di don Vittorio, il nostro parroco. Egli infatti in una Messa di fine anno, rivolto agli animatori, disse che: “la felicità non la si trova nell’affermarsi, ma nel donarsi”. E questa cosa è verissima, perché l’ho vista come comune denominatore di tutte le esperienze che ho fatto in Oratorio in passato e nel mio anno di Servizio Civile. E proprio questo fa sì che ancora adesso svolga il mio servizio in Oratorio e che continui a collaborare occasionalmente con la Diocesi .

Colgo l’occasione per ringraziare  tutte le persone che ho conosciuto durante l’anno di Servizio Civile e coloro che hanno condiviso con me questa esperienza. Li ringrazio perché sono state tutte persone preziose che mi hanno aiutato a crescere.

Giovanni Pangrazzi, 1 aprile 2017